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Specus Martyrum

Secondo il leggendario di Ruggiero, Vescovo di Avellino dal 1219 al 1231, il corpo di S.Ippolisto, martirizzato verso il 304 d.C. durante la persecuzione di Diocleziano, fu amorosamente seppellito dalle matrone Massimilla e Lucrezia in un luogo sottoterraneo (spelunca) nell’area della necropoli pagana dell’antica Abellinum.

Nello stesso luogo vennero sepolti i 20 Santi Martiri che tra il 304 e il 313, anno dell’ editto di Costantino, suggellarono col sangue la loro testimonianza cristiana. In seguito molti cristiani chiedevano di essere sepolti vicino ai Santi Martiri (“cum sanctis o prope sanctis”).

In quel luogo trovarono sepoltura nel secolo VI anche il vescovo Sabino ed il suo fedele diacono Romolo. Per la sepoltura di San Sabino venne riutilizzato un sarcofago pagano in pietra calcarea del 2/3 secolo la cui faccia anteriore portava scolpite in bassorilievo probabilmente scene della vita del defunto e ai lati due grifoni alati. Il sarcofago fu rivoltato e sulla faccia posteriore (divenuta anteriore) fu inciso l’elogio del Santo. Sul sepolcro dei Santi Martiri i cristiani cominciarono a celebrare l’Eucarestia e la grotta diventò una basilichetta. In essa, composta come dice il Cassese nella monografia “Lo Specus Martyrum di Atripalda” (Avellino –Tipografia Pergola 1930), “dall’attuale area dei martiri, si vedeva a destra, costruito nella parete, il sarcofago di S. Sabino;dirimpetto poi, a sinistra, l’altro di San Romolo.Il pavimento era ricoperto di un ricco mosaico, e sulla parete dell’abside era dipinta l’immagine di Cristo, circondato da venti martiri, dieci per lato, e ciascuno col nome ed altre indicazioni, in atto di essere da quello coronati “(o.c. pag. 4).

Lo Specus subì modifiche attraverso i secoli. Nel 1629 fu ampliato, abbellito con stucchi e pitture e fu costruita una seconda scala di accesso. Nel 1728 adiacente allo Specus fu costruita la cosi detta Cappella del Tesoro splendidamente affrescata da Michele Ricciardi per custodire le reliquie di S. Ippolisto e dei suoi compagni martiri. Negli anni 1888-1891 lo Specus fu restaurato a cura del Barone Di Donato che fece costruire anche la cappella di S. Romolo analoga a quella di San Sabino. L’area che aveva custodito i resti mortali dei martiri venne recintata con una ringhiera di ferro, il pavimento fu lastricato di marmi scelti, l’affresco del martirio di S. Ippolisto fu staccato e sistemato sulla parete adiacente la cappella del tesoro, mentre le reliquie dei santi martiri furono riposte in quattro splendide urne in ottone dorato a forma di tempietto.

Il disastroso terremoto di Irpinia e Basilicata del 23 novembre 1980 ridusse in condizioni pietose non solo il Tempio superiore, ma anche lo Specus. Lento, paziente e faticoso è stato il lavoro di restauro a cura della Soprintendenza al B.A.A.A.S.di Salerno e Avellino, eseguito dalla Ditta Pouchain per il lato arti tettonico e della Ditta Tribuzio per il lato artistico sotto la guida degli architetti della Soprintendenza Antonio Giovannucci e Giuseppe Muollo. Sono stati ripuliti gli affreschi del Ricciardi nella cappella del Tesoro dando splendore all’incoronazione e glorificazione della Vergine Maria tra un tripudio di angeli e santi che hanno un particolare riferimento alla città di Atripalda.

Nuovo splendore ha acquistato l’affresco del martirio di S. Ippolisto adiacente la cappella del Tesoro. In tre scene vengono descritti la vita ed il martirio del Santo: Ippolisto predica il Vangelo e sconfigge il paganesimo (crollo del tempio di Diana); Ippolisto rifiuta di offrire l’incenso agli idoli e getta via il turibolo;legato alla coda di un toro viene trascinato lungo le rive del fiume Sabato e decapitato dai littori. Nella vita hanno ricevuto le decorazioni dello Specus con la rimozione di ben sei strati di pittura che vi erano stati sovrapposti in vari interventi. Una perla che impreziosisce ancor più lo Specus è venuta alla luce sulla parete o absidiola di fronte alla cappella di San Sabino:racchiuso in una mandorla sostenuta da due angeli un Cristo Pantocrator in atteggiamento benedicente. Lo stile e la qualità dei colori lo fanno risalire tra la fine del secolo XIII e l’inizio del XIV.

Nuova sistemazione ha ricevuto la cappella di San Sabino:il sarcofago è stato portato in avanti in modo da poterci girare intorno e ammirare le sculture e la stessa iscrizione che, assieme a quella di San Romolo, costituisce un documento sicuro della esistenza dello Specus; la mensa dell’altare, staccata dal sarcofago, è stata rivolta al popolo;sotto l’altare è stato ricavato un sacello per la custodia e l’esposizione al culto delle reliquie del santo Patrono è stata eliminata la balaustra in ferro che chiudeva l’area dei martiri e sostituita con delle transenne mobili in ottone.

Nuova sistemazione ha trovato anche la cappella di San Romolo, eliminato il sarcofago costruito nei restauri del 1888, la lapide e le reliquie del santo sono state sistemate nella parete sopra l’altare. E’ stato realizzato il nuovo accesso allo Specus da via Rapolla in modo da renderlo accessibile ai disabili. Veramente, per esprimerci ancora con le parole del Cassese nella già richiamata monografia, lo “Specus” costituisce una delle principali glorie ed un centro della primitiva cristianità del Sannio Irpino, e in tutti i tempi non è stato meno famoso di quello di S.Felice a Cimitile presso Nola,di quello di S. Cesidio presso Trasacco nella Marsica e della Basilicata e della catacomba della vicina Prata.

La Storia dello Specus è stata tratta dall’opuscolo distribuito alla Cittadinanza in occasione della riapertura al culto del 03 Dicembre 1998

Per approfondire l’opera di restauro è possibile scaricare l’opuscolo a cura di Giuseppe Muollo “Specus Martyrum arte e restauri“, per il download cliccare QUI