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S.Pio – Alvanite

 

SAN PIO

La chiesa sussidiaria di San Pio da Pietrelcina, in Alvanite di Atripalda, fu solennemente inaugurata il 16 dicembre 2001 alla presenza del vescovo di Avellino S.E. Mons. Antonio Forte e del sindaco di Atripada allora in carica, dott. Gerardo Capaldo. La costruzione fu dedicata a San Pio per effetto della volontà popolare largamente maggioritaria, espressa dagli abitanti di Alvanite mediante una consultazione pubblica aperta ai cittadini della contrada che avessero almeno 16 anni di età.

Scrissero l’arch. Antonio Maria Perna e Antonio Capaldo, progettisti del nuovo centro di culto, rientrante nel territorio della parrocchia di Sant’Ippolisto martire, che “ è un fatto importante per tutti gli abitanti e non, l’edificazione di un centro di culto – anche se di modeste dimensioni – nell’ambito dell’insediamento formatosi in Contrada Alvanite dopo il terremoto del 1980, promossa dall’Amministrazione Comunale di Atripalda con il contributo della Regione Campania”. Infatti, con tale iniziativa, si venne a produrre un luogo di ritrovo e di aggregamento necessario per poter far rivivere una comunità molto composita, sradicata tragicamente da ambienti diversi, da altre abitudini e altre relazioni, e costretta a inventare rapporti nuovi.

CRONISTORIA DEL CENTRO DI CULTO IN CONTRADA ALVANITE

di Antonio Maria Perna e Antonio Capaldo

disegnoTecnicoChiesaSPio

( Particolare del disegno tecnico della Chiesa )

La preoccupazione maggiore di noi tecnici nell’atto di avvio dello studio per la progettazione del Centro di Culto sussidiario nella contrada di Alvanite, sorta all’indomani del sisma del 1980, fu quella di realizzare un punto d’incontro e di aggregazione la cui mancanza gravava sulla vita della Comunità.

La opportunità di porre il nuovo centro al servizio di tutti i cittadini emerse nei colloqui avuti nella fase preparatoria del progetto preliminare sia con gli Amministratori Comunali, sia con il Vescovo di Avellino S.E. Mons. Antonio Forte. Tali finalità si tradussero nella formulazione di un programma nel quale il luogo di culto vero e proprio assolvesse a funzioni polivalenti a servizio della Comunità, che non aveva altri spazi per incontri di natura varia, culturali e ricreativi. Questa parte occupò lo spazio maggiore con una capienza variabile da 120 a 150 posti a sedere. La rimanente area, con accesso dall’altro lato dell’atrio fu prevista per aule di catechismo, spazi per tempo libero, sede per corsi formazione e per incontri a favore di associazioni o gruppi di volontariato.

La limitata disponibilità finanziaria e l’esigua estensione dell’area (vecchia piazzola di prefabbricati dismessi), ma la felice localizzazione sono tutti elementi che hanno generato il nuovo centro di culto. Essa è infatti in prossimità dell’ingresso al recente insediamento, in posizione dominante verso valle e in giacitura quasi nord-sud di un preciso rettangolo con dimensioni di circa 23 metri lineari per 43, facilmente accessibile a mezza costa dalla strada che si diparte dalla viabilità principale per raggiungere la nostra contrada.

Esso è impostato sull’asse parallelo alla strada, improntato a grande semplicità costruttiva, e mostra tuttavia una notevole varietà di spazi sia interni che esterni capaci di integrarsi e di dar vita ad un organismo architettonico interessante. Dalla strada si accede al sagrato coperto che disimpegna a nord l’aula maggiore, corredata di spazi accessori (sagrestia, locale per amministrare il Sacramento della Riconciliazione, un picc ( Particolare del disegno tecnico della Chiesa ) 36 olo ufficio-studio per il parroco); a sud si raccoglie un insieme di tre sale per le attività sociali prima menzionate con i servizi igienici, compreso quello per i disabili.

Il sagrato coperto, nelle intenzioni di noi progettisti, non doveva assolvere solamente ad una funzione di snodo logistico, ma poteva e può essere utilizzato come luogo d’incontro che integri gli spazi chiusi per feste, piccole rappresentazioni teatrali, fiere del libro ed altro ancora. Una gabbia modulare perimetrale, in cemento armato, supporta una copertura in legno lamellare, con luce unica, di quattordici metri lineari. In tal modo si è avuta una struttura molto flessibile, priva di pilastri intermedi e abbastanza apprezzabile esteticamente. L’orditura delle travi lamellari ripete lo stesso modulo della struttura cementizia ma con ritmo sfalsato, indicato dalla presenza di scanalature nella cortina muraria, che si concludono con finestre circolari. Una scatola muraria in mattoni facciavista sulle due superfici, l’interna e l’esterna, fascia l’intera struttura. Piccoli dadi di travertino sono stati inseriti nel tessuto di mattoni, sottolineando per contrasto di materia e di colore la bellezza della superficie scabra e ricca di colore del laterizio, che si sposa molto bene anche con il legno delle travi lamellari.

La parete presbiterale è stata vista come una rivisitazione attuale delle antiche absidi, che conclude come un guscio cilindrico uno spazio a direttrice longitudinale. Gli infissi delle finestre sono in elettrocolore, testa di moro. Tutte le porte, interne ed esterne, sono in noce alla mercantile. La pavimentazione è in gres del tipo effetto pietra. L’area di cui si poteva disporre era molto limitata e pertanto, ai fini ricreativi, si è potuto realizzare all’esterno soltanto una gradinata con lieve pendenza. Sarebbe però auspicabile che in continuità con il sagrato coperto si potesse far sorgere qualche attrezzatura anche modesta per il tempo libero, sia per i ragazzi, sia per quegli anziani che hanno maggiore difficoltà a portarsi nel capoluogo.

Fronte figurina San Pio2

IL NOVECENTO DI SAN PIO
di
Francesco Carrarelli

L’opera pittorica dedicata a San Pio da Pietrelcina è stata realizzata nel 2015 su due pannelli di m. 3,80 per m. 2,20 ciascuno, per complessivi metri quadrati 16,82, per essere posta nella conca absidale della chiesa di San Pio in Alvanite, recente frazione di Atripalda.

Il progetto artistico è nato sulla spinta di fedeli, abitanti in questa contrada, i quali desideravano per il loro centro di culto e di socializzazione un simbolo significativo, rappresentato nella figura del Santo cui la chiesa è intitolata, volendo anche evocare nel suo nome valori e caratteri del Novecento.

L’opera che mi è stata commessa e che è stata realizzata nel tempo di un anno per devozione vivissima al Santo di Pietrelcina e per il sentito riguardo al popolo di Alvanite, vuole pure lodare una schiera nutrita di uomini e donne che, durante la loro esistenza, hanno avuto un qualche rapporto con Padre Pio, lo hanno amato e soprattutto lo hanno considerato stabile punto di esempio e di riferimento.

Le immagini dipinte intendono inoltre rammentare ad ognuno di noi quanto di buono ciascuno può fare, pur con atti piccoli e riservati, seguendo le tracce e gli insegnamenti del Santo di Pietrelcina e di tutti coloro che sono stati capaci di conformarsi al suo operato.

altareSPio

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