Menu Close Menu

27 novembre 2018

Commento al vangelo del 27 novembre 2018

Luca 21,5-11
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo».

Buongiorno a tutti. La liturgia ci sta accompagnando verso la fine dell’anno liturgico e l’inizio del nuovo anno con la prima domenica di avvento.
I discepoli di Gesù sono preoccupati per le sue parole. Molti esegeti, studiosi del testo sacro, rispetto a questi discorsi, asseriscono che Gesù profetizza la distruzione del tempio, che avverrà circa 40 anni dopo, circa nel 73, a seguito della prima guerra giudaica. Possiamo, invece, pensare che Gesù volesse riferirsi alla fine dei tesori che accumuliamo sulla terra. Letto in questo modo, il messaggio del vangelo è valido anche per noi oggi. Gesù dice ai suoi discepoli, alle persone del suo tempo, alle giovani comunità nascenti, prime destinatarie del vangelo, e a noi oggi, di non preoccuparci, soltanto, di rendere bello il tempio. Tutto, infatti, prima o poi cadrà, finirà: “non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta”. Sicuramente è importante avere cura delle strutture dove si svolge il nostro culto. Ed è bello pensare di adornare la dimora di Dio come la più bella delle case presenti sulla faccia della terra, ma prima di tutto dobbiamo prenderci cura delle persone, dobbiamo curare le relazioni. Verrà il giorno in cui riconsegneremo i talenti e allora non potremmo giustificarci, rispondendo a Gesù che li abbiamo investiti solo per rendere più bella una struttura architettonica. Dovremo presentare un bilancio attivo in gesti concreti di amore, di accoglienza, di fraternità vera. Molti in silenzio condividono ciò che hanno. Ma tanti altri, sordi a questi discorsi, pur di non contribuire, preferiscono criticare le istituzioni che, come la Chiesa, svolgono un compito di accoglienza, di accompagnamento dei più deboli, di prossimità ai poveri.
Non scoraggiamoci mai perché possiamo farcela!
Buona giornata. Vi voglio bene in Cristo,
don Fabio.